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IbraxPato

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  1. ~Zlato
     
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    Raiting: Rosso
    Genere: Erotico, sentimentale
    Personaggi: Zlatan Ibrahimovic, Alexandre Pato
    Note:(facoltative) Slash, lemon. E' la mia prima fanfiction slash, ovvero con uomini VERI...Questa fanfiction non è a scopo di lucro. Non si vuole offendere o essere lesivi nei confronti delle persone reali descritte. Niente di quanto narrato in questa fanfiction è realmente accaduto ma è frutto di fantasia, e il racconto non è stato scritto per offendere in alcun modo le persone citate.


    L'appartamento di Zlatan era stupendo, Alexandre non ne dubitava. Appoggiò il borsone sul luce che penetrava dall'enorme finestra.

    Si aspettava che giungesse una governante o una cameriera, ma non fu così. Poco dopo, invece, apparve Zlatan, che gli rivolse un tiepido sorriso.

    "Come mai sei venuto?" "Sei sparito subito, dopo l'allenamento"

    Zlatan scrollò le spalle. "Non avevo voglia di chiacchierare. Vuoi qualcosa da bere?"

    "Hai una Coca Cola?" Zlatan sorrise. Alexandre non beveva alcol praticamente mai, se non un paio di bicchieri di vino durante una cena ufficiale.

    Prese due lattine dal frigorifero e si diresse nella sua camera.

    C'era un letto matrimoniale mastodontico, un armadio bianco scorrevole, un televisore poggiato su un mobile in ciliegio e un grande balcone. Zlatan sorseggiò a lungo la sua bibita.

    "Mi dispiace" disse all'improvviso. "Di cosa?"

    "Di avervi messo in difficoltà" Alexandre capì subito a cosa si stesse riferendo.

    "Ma tu...hai davvero insultato il guardalinee?" Sperava che fosse sincero, almeno con lui.

    Non era vero, che tra i due era nata un'antipatia, anzi, si erano semplicemente osservati e studiati a lungo. Il fatto che Zlatan si fosse seccato un paio di volte per un malinteso sul campo non significava che insultasse o maltrattasse i compagni. Era un tipo un po' aggressivo, grintoso, ma questo lo sapevano tutti. Alexandre aveva imparato a conoscerlo.

    Zlatan gli era sempre sembrato paragonabile al vento: aveva vissuto tante esperienze, era stato in tante squadre e città, l'avevano amato e odiato milioni di tifosi. Alexandre lo stimava, nonostante tutto quello che i giornali scrivevano e, anzi...aveva cominciato a volergli bene.

    Quando aveva saputo che era stato acquistato, era increduto, perchè solo il suo nome era imponente e rombante.

    "Beh, io...ho detto quella parolaccia, in italiano. Era rivolta a me. Insomma, la palla mi era sfuggita dai piedi. E poi ho parlato in slavo" "E cosa hai detto?" "Ho detto...in italiano si dice...PORCA PUTTANA" borbottò. La voce di Zlatan era strana, un po' nasala e grave, grande come lui.

    "Non ho insultato nessuno. Ma so che c'è chi se la prende. Dovevo trattenermi" "Oppure, potevi parlare solo nella tua lingua" disse l'altro. "Già"

    Alexandre gli appoggiò una mano sulla gamba. "Non preoccuparti...ce la faremo lo stesso. Quest'anno vinciamo" Zlatan non rispose.

    "Come mai sei venuto?" gliel'aveva già chiesto. "Volevo vedere come stavi. Mi dispiace" poi, aggiunse. "Ma sei da solo?"

    "Sì. Mia moglie è in Svezia con i bambini. Sono andati a trovare i nonni"

    Solo in quel momento Alexandre si accorse che la camicia di Zlatan era slacciata, e i piedi erano nudi. Il suo viso non rispondeva certo ai canoni di bellezza: naso grosso e ricurvo, bocca grande, occhi piccoli...ma così scuri.

    E anche se non aveva un volto armonioso, tutta la sua persona suscitava in Alexandre un forte interesse: era così alto e maestoso...molte donne ammettevano di non apprezzare la sua faccia, ma gradivano il suo corpo scolpito e perfetto.

    Alexandre si mordicchiava l'interno della guancia.

    "Stasera non esci con la tua bella?"

    Oddio. Anche lui lo tormentava con quella storia del flirt con Barbara Berlusconi. "No. È a cena con il presidente"

    Zlatan si sedette più vicino a lui. Erano accomodati sul letto, le lattine erano quasi vuote.

    "Io sono stato sincero con te...ora tocca a te. Cosa c'è tra di voi?" chiese malizioso.

    "Oh, insomma..." come al solito balbettava, quando si aprivano i discorsi sulla sua situazione sentimentale. "Lei è...carina e gentile. Mi piace. Siamo usciti un paio di volte. Tutto qui"

    Zlatan lo guardò poco convinto. "Non fare quella faccia, ho detto la verità. A me interessa un'altra pers..." tacque subito, consapevole di essersi tradito. Zlatan non lo ignorò come sperava.

    "Ah sì? E chi è?" "No, beh...insomma, io...credo che...credo di starmi affezionando a una persona, ma..." "Dai, voglio sapere. Chi è?"

    Alexandre sospirò. "Tu cosa faresti se ti stessi innamorando di una persona già sposata e che non puoi comunque avere?" "Glielo direi" "Non è così facile"

    Specialmente perchè, in quel momento, si trattava proprio di lui. Dovevav dimenticare quello che provava. Che disastro, se fosse venuto fuori: giornali e televisioni avrebbero parlato solo di quello. E poi, piccolo particolare, sia lui che Zlatan erano due uomini. C'era ancora un forte tabù, nel mondo del calcio, riguardo all'omosessualità. Bastava pensare alla foto che ritraeva Zlatan e il suo ex compagno Piqué: i giornalisti di tutto il mondo avevano ipotizzato per un sacco di tempo di una loro presunta relazione. Era proprio...impossibile.

    Perso in questi pensieri, Alexandre si accorse in seguito che Zlatan era in piedi e si era messo un asciugamano sulla spalla. "Se non ti dispiace, vado a fare una doccia. Tu rilassati pure. Potremmo anche cenare insieme. So fare degli ottimi hamburger" disse con un sorriso, prima di sparire dalla stanza. Alexandre si permise di abbandonarsi sul cuscino dopo aver sfilato le scarpe.

    Era contento di essere lì con Zlatan. E, d'altra parte, continuava a tormentarlo il pensiero che le sue fantasie fossero del tutto insensate, lo avrebbero solo distratto inutilmente. Non poteva permetterselo. Mancavano poche giornate alla fine del campionato, non doveva avere alcuna angoscia. Già, ma il suo cuore non ne era altrettanto consapevole, perché l'immagine di Zlatan era sempre presente, in un modo o nell'altro. Alexandre si voltò di lato, dando le spalle alla porta, e chiudendo gli occhi per cercare di tranquillizzarsi.

    Evidentemente Zlatan doveva essere davvero sconsolato, per essere scappato dall'allenamento senza farsi la doccia. Gli sarebbe davvero mancato, durante le partite contro Sampdoria, Brescia e Bologna e...oh, diamine, stava pensando ancora a lui!



    Il fruscio improvviso dietro di lui lo fece sobbalzare. Si era appena appisolato, dimenticando di non essere a casa sua. Si girò, gli occhi socchiusi. Che si spalancarono immediatamente.

    Zlatan aveva addosso un misero asciugamano che gli copriva le parti intime.

    Aveva già visto il suo petto nudo, ma era come se lo stesse scoprendo per la prima volta.

    Il sole stava scomparendo e dal balcone si irradiava una luce soffusa.

    Zlatan era immobile. Marmoreo, con quelle lunghe e possenti gambe, il ventre d'avorio, i capelli bagnati. Si sedette sul letto, sulla parte opposta a quella di Alexandre.

    Rimasero fermi entrambi, si udivano solo i respiri.

    -Fa' che non senta il mio cuore.-

    Come se avesse parlato ad alta voce, Zlatan girò il capo per guardarlo. Alexandre non sapeva più a cosa pensare, se non che sentivaun gran caldo e che, in parte, si pentiva di avergli fatto visita.

    Fu però sicuro che il suo cervello si oscurò totalmente, quando Zlatan posò con gentilezza la mano sul suo viso e gli toccò le labbra con un bacio lieve. Il suo cuore fece un tonfo, e scorse a malapena i suoi occhi, che subito l'altro si riappropriò delle giovani labbra con più convinzione.

    Alexandre rimase coi gomiti piantati sul materasso, mentre Zlatan gli baciava la bocca chiedendogli di aprirla. Era assurdo e privo di qualsiasi logica.

    Ma Alexandre abbassò le palpebre e schiuse le labbra, accogliendo immediatamente la lingua dello svedese. Quasi subito, Zlatan lo prese per i fianchi e per poco non gli stracciò di dosso la maglietta, buttandola sul pavimento, e poi rigettandosi sulle sue labbra.

    Alla delicatezza di un istante prima, Zlatan sostituì una voracità che rischiò di spaventarlo, ma tentò di resistere a tanta veemenza facendosi coraggio e accarezzandogli le spalle.

    Che pelle liscia, e profumata...

    Zlatan si separò dalla bocca per procedere sul collo e dietro l'orecchio, sulla gola e sulla spalla.

    Alexandre non poté far altro che stringerlo a sé e lasciarlo esplorare, baciare...ma Zlatan tornò a torturargli le labbra in un bacio pieno di piccoli morsi, di lingua fugace e di morbidi sfioramenti, così erotico che fece gemere entrambi.

    Alexandre affondò la mano nei disordinati capelli di Zlatan e si liberò di ogni vergogna, senza opporre resistenza mentre gli toglieva i pantaloni e fremendo appena sotto le sue carezze.

    Si separarono e si guardarono. Un milione di incertezze e dubbi tempestavano le iridi, ma i respiri erano così vicini e confondibili che ci fu un altro bacio, a cui ne seguirono altri, lenti e dolci.

    "Avevi in mente...questo?" bisbigliò lo svedese sorridendo. Alexandre scosse la testa.

    No, di certo non aveva pensato a un simile risvolto. Aveva immaginato un bel po' di volte di sentire il sapore della sua lingua e la fragranza della sua pelle, ma gli erano sempre parse illusioni della peggior specie.

    Zlatan gli stava succhiando con tenerezza il collo, e Alexandre pensò a quanto i giornali avrebbero sproloquiato su quel succhiotto. Non ce la faceva a balzare in piedi e uscire da lì, non ce l'avrebbe fatta mentre Zlatan tracciava cerchi con la lingua fino a raggiungere le labbra per coinvolgerle in un abbraccio umido e silenzioso. Poi riscese, sul petto, e la punta della lingua scolpiva un sentiero bruciante lungo l'addome, nell'ombelico. Alexandre trattenne il fiato.

    Le sue mani erano ferme sui boxer. Occhi negli occhi, ancora. Alexandre credeva di averli lucidi. Non era più un ragazzino, non era più ingenuo ed esile, ma di fronte ai quasi due metri di Zlatan si sentiva smarrito.

    Zlatan gli accarezzò il viso. Sembrava volesse dire qualcosa, ma non lo fece. Cercò una conferma sul suo volto e vide un'espressione determinata. Come quando gli passava il pallone, e Alexandre era sicuro che gli sarebbe arrivato sul piede, pronto per gonfiare la rete.

    Riprese a baciarlo sulla bocca e sul collo, e le mani scivolarono fino alle cosce. Gli sfiorò l'interno delle gambe, provocandogli un sussulto e un'erezione ancora più turgida.

    Zlatan sorrise e abbassò i boxer, dopo aver abbandonato l'asciugamano in un angolo della stanza. Lo accarezzò sempre più intimamente, strappandogli un forte gemito quando trovò la sensibile apertura fra le natiche. Lo toccava così gentilmente da fargli vedere le stelle, mentre Alexandre si aggrappava alle sue spalle.

    Si accorse che Zlatan cercava il suo sguardo e gli permise di tuffarsi nei suoi occhi neri.

    La fronte imperlata di sudore, Zlatan lo invitò a divaricare le gambe e Alexandre intravide la sua virilità. Aveva un po' paura. Era...davvero grosso.

    Respirò profondamente.

    Zlatan lo baciò sulla fronte e vicino al naso. Alexandre sentì la punta del suo sesso contro di sé ed emise un breve sospiro.

    Un altro bacio, lungo e caldo, mentre gradualmente Zlatan entrava. Il dolore era allucinante e Alexandre stritolò il lenzuolo pensando che le dita vi sarebbero rimaste attaccate.

    Zlatan stringeva i denti, invaso dal desiderio di affondare con più forza ma consapevole di dover essere paziente. Era così stretto e ardente, e il suo viso sudato lo eccitava ancora di più.

    Si mordeva le labbra per il dolore, Zlatan gli prese le mani e le portò sulle proprie spalle.

    Alexandre vi incise le unghie, poi Zlatan iniziò a spingere.

    Ansimava ritmicamente, avvolgendolo con la voce oltre che con l'interno del suo corpo; Zlatan soffocò un suo grido con un bacio e gemette, sentendo la sua lingua veloce e deliziosa.

    Le spinte aumentarono, i baci e le carezze non cessavano nemmeno per un istante, la lingua di Zlatan passava dal collo al mento e di nuovo sulle labbra.

    Non resisteva più. Venne dentro di lui con un ruggito, e Alexandre urlò il suo nome mentre il suo piacere macchiava il ventre dell'altro.

    Zlatan uscì e si sdraiò accanto a lui. Alexandre, tremando, si voltò di lato.

    Non sapeva perchè, ma aveva un groppo in gola. Non avrebbe di certo pianto. Ma non si sentiva particolarmente bene. Non seppe quanto tempo passò, prima che Zlatan gli accarezzasse il braccio. "Stai bene?" Gran bella domanda. In verità, gli faceva male il sedere. Ma non era quello a preoccuparlo. Annuì, cercando di ingoiare il peso che aveva annodato alle corde vocali.

    Sentì i piccoli baci di Zlatan sulla schiena e il suo cuore si sciolse.

    "Pensi...che sia stato un errore?" gli chiese ignorando la propria voce spezzata.

    "No" subito dopo aggiunse "So che ti preoccupa, il fatto che potrebbero scoprirlo"

    Lo costrinse a girarsi e a guardarlo. "Ascolta. Mi chiamano ZINGARO, MERCENARIO, BASTARDO, INFAME. Sputano sulle mie foto e hanno blaterato per mesi di quella foto in cui ero insieme a Gerard. Se proprio vuoi saperlo, sì, avevo intenzione di baciarlo in quel momento. Non me ne frega niente"

    "Ma...tu sei sposato" Scrollò le spalle. "Tanti di noi si sposano per allontanare certe voci"

    "Zlatan, io...è rischioso" Gli diede un dolcissimo bacio sulla fronte. "Lo so"

    La mano lo accarezzò sul fianco. "Ma non mi interessa degli altri. Mi interessa di NOI."

    "Noi?" "Dimmi, Alexandre. Cosa provi per me?"

    Ci pensò qualche secondo. "Io...ti pensi quasi sempre. Soffro se non ti vedo. E...mi batte forte il cuore quando mi abbracci"

    Zlatan gli sfiorava i capelli, senza smettere di guardarlo negli occhi. Il suo sguardo era caloroso e dolce, lo ipnotizzava. Lo baciò, e ancora una volta Alexandre si perse in una nuvole soffice in cui non esisteva altro che Zlatan e il suo profumo, la sua bocca e le sue mani.

    Quando si separarono, Zlatan vide la sua aria sognante e le sue labbra stupendamente umide.

    "Vedi? Ci siamo solo noi" "Non sarà sempre possibile" borbottò con un sorriso amaro.

    "Invece sì" ribatté. "Invece sì" sospirò baciandolo di nuovo, con passione esagerata.

    Poi Zlatan afferrò il lenzuolo e coprì entrambi, e gli circolò la vita con le braccia. Il suo respiro sulla nuca lo cullò. Un bacio, impercettibile, sulla morbida grana del collo.

    Alexandre intrecciò le mani alle sue e chiuse gli occhi.

    Al diavolo i giornalisti e le dicerie, al diavolo la paura e la vergogna.

    Sapeva che avrebbero di nuovo fatto l'amore.

    Sapeva che vedeva solo se stesso, insieme a Zlatan.

    -Solo noi.-
     
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